Egg Rocking Chair

Il dondolo modello n.267, capolavoro della società Antonio Volpe da Udine, per anni attribuito dai maggiori esperti a Josef Hoffman, fino a che nel 1986 un fascicolo dell'azienda di Udine annuncia al mondo la vera paternità di quell'opera. Non a caso il dondolo è presente nelle collezioni di molteplici musei sparsi per il mondo e promosso erroneamente tutt'ora come modello della secessione Viennese, veniva commercializzato all'inizio degli anni 20 in tre versioni: modello base, con schienale regolabile e con schienale e poggiapiedi regolabili. Del modello base ne esistono due versioni uno puro e un secondo con dei rinforzi tra schienale e i pattini (le ellissi). Vista l'abitudine di assegnare con numeri progressivi i nuovi prodotti, è probabile che il dondolo 267 sia uno degli ultimi nella sua produzione base prima della grande guerra. Una nuova limitazione nella datazione potrebbe segnalare il prodotto intorno all'Agosto del 1914, mese in cui la Volpe comunica ai propri clienti la complessità nel produrre gli ordini per scarsità di legname proveniente dall'Austria già in guerra. La produzione delle sedia a dondolo convolava perfettamente con la tecnica della curvatura del legno (faggio) a vapore, non a caso nel 1862 infatti Michael Thonet e i suoi figli presentarono all'esposizione universale di Londra il primo dondolo costruito con l'uso del faggio piegato a vapore. Il dondolo n.267 della società anonima Antonio Volpe, sintetizza tutte le caratteristiche dei più belli e innovativi dondoli Thonet, morbidezza, sinonimo di tranquillità, senso di calore casalingo, essenzialità di linea, conoscenza della materia e tecnica utilizzata, agevole nell'uso. 

E' evidente che alcuni modelli presenti nel catalogo della Volpe del 1921 abbiano una mente e una mano di natura austriaca. Tra tutti i nomi di architetti del periodo della secessione viennese, di scuola austriaca, quello di Max Fabiani è il più vicino al paese italiano. Le sue esperienze lavorative lo conducono frequentemente a viaggiare e lavorare in territorio italiano e in territorio austriaco ma di lingua italiana. Max Fabiani è un astuto architetto, un evoluto urbanista ma soprattutto un personaggio che spazia in tutti i rami professionali che possano attirare un architetto e non solo. Alcuni suoi progetti saranno brevettati, è una mente cosi ingegnosa al punto che non deve stupire un suo avvicinamento alla Volpe. Nella sua attività professionale adopera spesso la forma dell'ellisse e dell'ovale sia in pianta che nei suoi prospetti. Pertanto non deve sorprendere la scarsa pubblicità che i giornali italiani dell'epoca e la Volpe potessero rendere all'architetto austriaco visto in modo ostile per la sua preparazione asburgica. Il pensiero di Fabiani viene riassunto nel dondolo seguendo principi ben precisi: eliminazione delle decorazioni e tutto quanto sia superfluo, conoscenza della materia e della tecnica utilizzata. Il modello 267 non restò a lungo nei cataloghi della Volpe. Negli anni trenta era già scomparso, alla fine degli anni settanta e nei primi anni ottanta ricomparve in produzione grazie alla MC Selvini che ne realizza a Milano in tiratura limitata il modello fisso. Nel decennio successivo la Wittman di Vienna ne riproduce il modello con poggiapiedi e schienale regolabili in versione laccata nera. Alla fine degli anni novanta una fabbrica francese realizza l'ultima riproduzione in color naturale del modello più complicato.

Carrello

Totale provvisorio: € 0,00

Nessun prodotto nel carrello

Lasciati ispirare

Totale provvisorio
€ 0,00