Impiallacciatura e lastronatura

L'ebanisteria Dolce e Sorrentino restaura mobili impiallacciati e lastronati, che presentano bolle, sollevamenti, fessure e crepe o perdita totale del piallaccio o lastrone. Effettuiamo interventi di ripristino adoperando parti stagionate della stessa essenza legnosa e incollandole unicamente con colla di pesce secondo il metodo antico.

            Differenze tra lastronatura e impiallacciatura

L'intervento di rivestimento di un mobile antico con uno strato di tranciato (foglio) di legno pregiato, applicato attraverso il suo incollaggio alla superficie del mobile si definisce: 

lastronatura: se il tranciato (lastrone) ha uno spessore che va da 2 mm a 4 mm 

impiallacciatura: se il tranciato (piallaccio) ha uno spessore inferiore 1.2 mm 

Impiallacciatura è una tecnica più attuale riguardo alla lastronatura, che trova maggiore utilizzo agli inizi XIX secolo con inserimento delle macchine. Entrambe sono tecniche che impreziosiscono l'aspetto di un mobile .

      Aspetti decorativi in base al taglio

In relazione all'essenza legnosa utilizzata e al tipo di taglio praticato si ottengono motivi e disegni decorativi diversi: 

Piumato se il taglio viene effettuato vicino alle divaricazioni dei rami 

Rigato se il taglio viene effettuato lungo i raggi midollari del tronco

Fiammato se il taglio è tangente alla circonferenza 

Radica se per il tranciato (lastrone o piallaccio) viene impiegata la parte inferiore della pianta, dove cominciano a svilupparsi le radici.

La radica può essere trovata in diverse essenze legnose: noce, frassino, betulla, olmo, tuia e pioppo.

Nel XVII per arricchire i mobili di pregio era pratica comune impiegare molto spesso un rivestimento di noce, specialmente in Veneto e in Lombardia. Questo legno, contraddistinto da una sontuosa venatura a caratteri ondulati e da tanti nodi, da vita a notevoli contrasti di colore. Quindi un mobile rivestito in essenza di radica risulta prezioso grazie hai suoi caratteri decorativi naturali e contrasti cromatici specifici.

Cenni storici 

Nel medioevo si prediligeva l'uso di legno massiccio, i mobili di pregio venivano impreziositi con la tecnica dell'intarsio o dipingendoli. Nel cinquecento i mobili venivano arricchiti con la tecnica dell'intaglio, caratterizzati dai disegni floreali o geometrici sul legno fino a creare verso la fine del secolo e l'inizio del successivo delle vere e proprie sculture, divenendo l'intaglio un presupposto fondamentale. Durante la fine del rinascimento, grazie all'ausilio di grandi segacci, si riescono ad ottenere dei lastroni in radica di noce, i quali incollati sul mobile e applicati con piccoli chiodi di legno fissati in fori realizzati con un succhiello. Lo spessore dei fogli veniva ridotto con un lungo lavoro di levigatura. Nel seicento e nel settecento il mobile in radica continuava ad essere di grande moda, soprattutto in radica di noce e di ulivo. I lastroni ottenuti dalla radica hanno forme irregolari, non sono molto grandi e presentano numerose imperfezioni. In seguito al taglio venivano stagionati ma tendendo ad imbacarsi e contorcessi si bagnavano in acqua per molte ore prima di applicarle sui mobili, poi messi tra due pannelli (meglio se ricoperti da fogli di carta e lasciati essiccare gradualmente) , soltanto allora erano pronti per la radicatura. La superficie del mobile destinata all'impiallacciatura era trattata con una pialla dentata che toglieva le anomalie e ricava la superficie della stesso per fare attaccare meglio la colla. Invece sui mobili bombati o sagomati la radica veniva unita bagnata per adattarsi alle superfici curve e poi pressata con utilizzo di contro sagome fino a totale essiccazione. Nella città di Venezia si utilizzavano sacchi di sabbia sopra per il facile adattamento alle curve del mobile. Con lo stile Impero, nel primo decennio dell'ottocento i legni più adoperati furono il noce e il ciliegio, che a volte era tinto ad imitazione del mogano, preferito dai francesi e più pregiato. Queste due essenze legnose venivano usate per la creazione di mobili lastronati in massello, lucidati a gommalacca stesi a tampone. La scelta delle lastronature era dettata dalla bella fiammatura che propone il ciliegio di taglio tangenziale o le tipiche venature della piuma di noce. Dal 1830 entrarono nei laboratori di ebanisteria le prime macchine per la lavorazione del legno ( piallatrici, frese e seghe circolari) che consentivano un perfezionamento del lavoro in aggiunta ad una accelerazione dei tempi.  


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